La Stampa del 08/03/13, pagine della Valle d'AOsta.
AMBIENTE. DOPO L’ALLARME SCATTATO IN VALSESIA PER IL CESIO 137
   
Cinghiali radioattivi, via ai controlli
   
Arpa e Istituto zooprofilattico eseguiranno test sui capi abbattuti in Valle
   
CRISTIAN PELLISSIER AOSTA
   
In Piemonte è scattato l'allarme dopo la scoperta di 
un'altissima concentrazione di cesio 137, un isotopo radioattivo, in 27 
cinghiali abbattuti dai cacciatori tra il 2012 e l’inizio del 2013. I 
cinghiali radioattivi sono stati cacciati in provincia di Vercelli, in 
Valsesia, vicino al Monte Rosa. Quindi poco lontano dalla Valle d'Aosta.
A questo proposito ieri l'assessore all'Ambiente, Manuela 
Zublena, ha spiegato che «subito l'Arpa in collaborazione con l’Istituto
 zooprofilattico ha avviato un percorso per estendere il controllo sugli
 animali selvatici». Gli studiosi stanno cercando in queste ore di 
spiegare la presenza così massiccia di questo isotopo nei cinghiali 
piemontesi. In molti pensano che la causa più probabile sia un’eredità 
dell'esplosione della centrale nucleare di Cernobil avvenuta nel 1986.
Misurazioni sulla sua presenza dell'isotopo non sono una novità,
 lo ricorda la stessa Zublena: «In Valle già da anni viene condotto un 
monitoraggio attento su matrici sia ambientali sia alimentari, come il 
fieno, l'erba o il muschio, ma anche sul latte e sul miele». Sul sito 
dell'Arpa vengono poi pubblicati i risultati. «Finora non abbiamo mai 
trovato concentrazioni rilevanti» ha aggiunto l'assessore.
 
L'unità di misura, nel caso del cesio 137 è il Becquerel: nei 
cinghiali della Valsesia la concentrazione ha toccato quota 5.671 
Becquerel per chilo, quando il livello di guardia è a 600 Bq/Kg. Sul 
sito dell'Arpa della Valle d'Aosta sono pubblicate le misurazioni fatte 
nel latte, la massima concentrazione di cesio 137 nel latte vaccino si è
 registrata nel 2001, con 0,40 Bq/Kg, che nel 2011 erano scesi a 0,20. 
Ma anche gli altri dati raccolti in questi anni in Valle sono nella 
norma, lo dimostrano le rilevazioni fatte sul muschio, in continua 
diminuzione dal 1992. A Pontboset 6 anni dopo Cernobil la concentrazione
 di Cesio 137 sui muschi era di 2.707 Becquerel al metro quadro, nel 
2011 scesi a 426. L'Arpa ha poi fatto misurazioni anche sulle castagne, 
analizzando campioni raccolti ad Avise, Fénis, Lilianes e Pontboset. La 
concentrazione più alta (ma sempre in livelli non allarmanti) è stata 
riscontrata in Bassa Valle: nel 2011 nella polpa di castagne di 
Pontboset il livello di Cesio 137 era di 11,9 Bq/Kg (nel 2001 erano 
33,4), ad Avise 0,3 (nel 2001 1,6). «È comunque importante tenere sotto 
controllo l'evoluzione della situazione» ha aggiunto Zublena. Per questo
 l'Istituto zooprofilattico, con l'Arpa, procederà a misurazioni sugli 
animali abbattuti in Valle d'Aosta.
____________________________________________________________________________
Legambiente del 
Vercellese: I cinghiali radioattivi della 
Valsesia ci ricordano che gli effetti 
degli incidenti nucleari durano purtroppo molto a 
lungo
Secondo Legambiente: 
- 
  
va fatta una mappatura 
  della contaminazione radioattiva dei suoli in tutto l'arco 
  alpino, 
- 
  
va vietata la caccia al 
  cinghiale e alle altre specie a rischio,  
- 
  
la raccolta di funghi va 
  limitata alle zone non contaminate. 
Gli effetti dell'incidente nucleare 
di Chernobyl (1986) non si possono cancellare semplicemente dimenticandosi di 
quanto avvenuto.
La contaminazione radioattiva di 
Chernobyl è ricaduta anche in Italia con le piogge, a macchie di leopardo, e in 
particolare sull'arco alpino.
E' ricaduto anche il Cesio 137, 
che si è distribuito a zone, e che permane tutt'oggi, avendo un tempo di 
dimezzamento radioattivo di 30 anni.
I cinghiali, i cervi, ecc, che si 
nutrono dei vegetali delle zone con maggiore presenza di Cesio137, sono 
abitualmente più contaminati di altri, ed è un fatto noto da anni, con valori 
abituali di centinaia di Becquerel di radioattività per ogni chilogrammo. 
Ora hanno trovato la contaminazione 
nei cinghiali abbattuti in Valsesia perchè hanno analizzato 
questi:   a nostro parere ne troverebbero altrettanta anche se 
analizzassero quelli di altre zone dell'arco alpino.
Come misura preventiva, 
siccome questi animali possono spostarsi anche a notevoli distanze, non 
resta che proibirne la caccia in tutto l'arco alpino.
Per i funghi (che invece non si 
spostano!) sarebbe sufficiente fare una mappatura completa del territorio, 
ed escludere la raccolta nelle zone più contaminate.
Riflessione finale: possiamo 
ritenerci molto fortunati che i "nostri" impianti nucleari (Trino, Saluggia, 
ecc) che si trovano nel bel mezzo delle zone agricole più importanti, non 
abbiano mai avuto incidenti seri, altrimenti saremmo noi tutti ad avere in corpo 
la radioattività che oggi hanno i poveri cinghiali abbattuti in Valsesia e 
che avevano in corpo i "Bambini di Chernobyl" che Legambiente ospitava in 
Italia negli anni '90 !